Il mondo digitale offre opportunità straordinarie, ma purtroppo porta con sé anche alcuni rischi. Uno di questi è il grooming online, un fenomeno preoccupante che coinvolge l’abuso sessuale dei minori tramite internet. In questo articolo cercheremo di chiarire cos’è il grooming e come proteggere sè stessi e i propri cari da questa minaccia invisibile.

Grooming online una minaccia nascosta

Significato di grooming

Il termine “grooming” si riferisce all’adescamento di minori online, noto anche come “online child grooming”. Ambienti digitali come chat, servizi di messaggistica istantanea, social network, blog e forum ma anche videogiochi possono trasformarsi, infatti, per l’adulto abusante in luoghi ideali dove stabilire con la vittima forme di intimità sessualizzata.

Il grooming rappresenta un rischio per i minori, poiché gli abusatori manipolano, ingannano e costringono i giovani a partecipare a conversazioni o attività di natura sessuale. L’obiettivo finale dell’abusatore è di ottenere il controllo sulla vittima e potenzialmente coinvolgerla in attività sessuali.

Genitori, educatori e adulti responsabili devono essere consapevoli del significato di grooming e delle tattiche utilizzate dagli abusatori online. Attraverso la promozione di una comunicazione aperta e di fiducia, l’istruzione sui rischi online e l’utilizzo di strumenti di controllo parentale per monitorare l’attività online dei giovani, è possibile adottare misure preventive per proteggere i minori.

Inoltre, è importante incoraggiare i minori a segnalare qualsiasi comportamento sospetto o abusante agli adulti di fiducia. Le autorità competenti e le organizzazioni specializzate possono intervenire per identificare gli abusatori e proteggere le vittime.

La consapevolezza del significato del grooming e della sua presenza nei diversi ambienti digitali è un passo importante per contrastare questa forma di abuso sessuale online. La sicurezza dei minori online dipende dalla nostra capacità di riconoscere i segnali di avvertimento e di adottare le misure necessarie per prevenirlo e combatterlo.

Grooming: cos’è e come funziona

Il fenomeno del grooming, con implicazioni anche legali e criminologiche, è complesso da spiegare e talvolta viene descritto come una condotta camaleontica. Nel grooming, come verrà illustrato in seguito, ci sono diverse fasi che non sono sempre illegali.

L’adescatore, che accomuna tutte le forme di adescamento dei minori sia online che offline, spesso utilizza tattiche di “seduzione emozionale” (ibidem) per instaurare una profonda dipendenza a lungo termine con la sua vittima, che può portare alla soddisfazione dei suoi impulsi sessuali. Secondo Treccani, il grooming è innanzitutto definito in modo neutro come il “consolidamento dei legami e la riaffermazione delle gerarchie tra i membri di un gruppo sociale“.

Online child grooming

L’etimologia del termine “grooming” deriva dal vero inglese “to groom”, che significa letteralmente “strigliare, pulire, prendersi cura di (un animale, un cavallo)”. Secondo l’Accademia della Crusca, “groom” inizialmente si riferiva a una figura come un garzone, spesso responsabile della cura degli animali nelle stalle. Di conseguenza, quando si parla di grooming, si fa riferimento a una relazione tra due o più persone, in cui almeno una si trova in una posizione di inferiorità, sottomissione o dipendenza, inclusa la dipendenza emotiva.

L’espressione “online grooming” o “online child grooming”, tuttavia, non è così chiara. Secondo la Crusca, sembra che il termine “grooming” abbia acquisito un significato nel contesto dei reati sessuali dopo che un articolo del Chicago Tribune degli anni ’80 lo utilizzò per descrivere i “molestatori amichevoli” che stabiliscono una relazione di familiarità con le loro vittime, conquistandone la fiducia mentre cercano di coinvolgere il bambino in attività sessuali. L’ipotesi suggerisce che l’espressione abbia avuto origine in campo giornalistico.

Fonti giuridiche più autorevoli prediligono termini come “solicitation of children for sexual purposes” (come indicato nella Convenzione di Lanzarote, all’articolo 23) o “adescamento di minori” (come descritto nel Codice Penale italiano all’articolo 609 undecies) ma, nonostante le diverse terminologie utilizzate, sempre si tratta di una forma di relazione manipolativa e pericolosa in cui un adulti si avvicina a un minore su Internet, instaura un legame di fiducia e poi cerca di coinvolgerlo in attività sessuali.

Grooming online una minaccia nascosta

Adescamento online: come avviene

Tralasciando le questioni terminologiche, non è facile spiegare in cosa consiste il grooming. Come accennato, ci sono molte condotte che possono configurarsi come tentativi di adescamento di minori online. Nel 2007, la Commissione Europea, durante una consultazione pubblica sui pericoli dei web per i bambini, ha definito il grooming online come “tutti i tentativi di entrare in intimità” con minori da parte di estranei, al fine di abusarne sessualmente o anche emotivamente.

Considerando cosa succede in rete in un solo minuto, si possono includere come tentativi di adescamento sia il contattare minori nella chat, magari utilizzando identità fittizie e fingendosi coetanei, sia il promettere piccole ricompense, come denaro o bonus in giochi virtuali, in cambio di selfie o foto nude.

Altre condotte includono la minaccia di rivelare dettagli imbarazzanti sulla quotidianità o personalità delle vittime all’interno di gruppi come quelli scolastici o tra amici. L’elenco potrebbe continuare a lungo poiché le app e i servizi digitali frequentati da bambini e adolescenti rappresentano una tentazione per gli adulti abusanti.

In passato, ad esempio, il sito ASKfm che permetteva a chiunque di rivolgere domande personali agli iscritti, anche in forma anonima, è stato accusato di essere una facile trappola per malintenzionati. Più recentemente, invece, accuse simili sono state rivolte a Instagram, considerato il social perfetto per l’adescamento online, e anche su Minecraft sono stati scoperti predatori sessuali, sollevando preoccupazioni su TikTok e le sfide quotidiane proposte agli utenti più giovani dell’app cinese.

Ogni volta che una nuova sfida o creepypasta diventa virale sui social, c’è sempre qualcuno pronto ad ipotizzare un caso di grooming. Questo è quanto è capitato ai tempi della Momo Challenge e più di recente con la Blue Whale Challenge e le presunte storie di suicidi collegati al fenomeno di Jonathan Galindo: quello che hanno in comune tutti questi casi è il coinvolgimento di figure, tanto misteriose quanto oscure e irrintracciabili, che sfiderebbero le vittime a una serie di prove iniziatiche che, oltre che pericolose in sé, potrebbero essere dei tentativi di favorire un contatto sessuale con il minore.

Molti di questi fenomeni virali si sono rivelati essere semplici leggende metropolitane o notizie non verificate o non completamente riportate dai media.

La Polizia Postale sul grooming online

La preoccupazione riguardante la possibilità che qualcuno utilizzi una falsa identità, un avatar o sfrutti l’anonimato per costruire relazioni di amicizia, intimità e confidenza con un minore al fine di costringerlo a contatti sessuali, è assolutamente fondata. I reati sessuali online sono in costante aumento anche in Italia, secondo quanto riferito dal capo della Polizia Postale al giornale Il Sole 24 Ore.

Durante il periodo di lockdown, si sono registrate numerose segnalazioni di sexting, revenge porn e tentativi di adescamento di minori a scopo sessuale. Questo aumento potrebbe essere associato a una più ampia crescita del cybercrime e dei rischi informatici (+ 171%), che include anche truffe online e tentativi di phishing, durante l’emergenza del Coronavirus.

Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti, l’isolamento sociale e la perdita di contatti con compagni di scuola ed amici, potrebbe averli resi più vulnerabili e facili prede per malintenzionati: non a caso il grooming è uno dei rischi più tradizionalmente associati all’hikikomori, fenomeno nel quale gli adolescenti si ritirano socialmente e cercano di evitare ogni forma di interazione sociale al di fuori dello schermo.

Quantificare le dimensioni e ottenere dati precisi sul grooming online in Italia non è facile in quanto questi reati richiedono indagini e attività di intelligence complesse. Per avere un’idea della portata del fenomeno, possiamo fare riferimento ai dati forniti da “Il Sole 24 Ore”: negli ultimi mesi, la Polizia Postale ha affrontato almeno 328 casi di pedopornografia e ha sequestrato oltre 118 mila GB di materiale pedopornografico.

È evidente che l’online grooming rappresenta una minaccia grave e in rapida crescita ed è, quindi, fondamentale che le autorità, i genitori e la società nel suo complesso lavorino insieme per proteggere i minori e contrastare questo fenomeno attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e l’adozione di misure preventive adeguate. Solo così potremo garantire un ambiente online sicuro per tutti.

Le fasi dell’adescamento online e le sue vittime

Dal punto di vista anagrafico è chiaro che il profilo tipico delle vittime di adescamento online prevede un’età compresa tra i 10 e i 13 anni o, meno frequentemente, tra i 14 e i 17 anni. Questo spiega anche perché si richiede maggior impegno e responsabilità alle piattaforme per evitare situazioni di rischio per gli utenti, come i minori di 13 anni, che, secondo i termini di iscrizione, non dovrebbero avere la possibilità di aprire un profilo su molte piattaforme.

La cosiddetta “real name policy”, ovvero l’obbligo di fornire il proprio nome e dati anagrafici reali, e talvolta addirittura un documento ufficiale che li attesti, al momento dell’iscrizione ai social network o ai servizi digitali, è stata considerata una possibile soluzione per contrastare l’adescamento di minori online e la presenza di pedofili e criminali sessuali in rete. È, quindi, importante educare i nativi digitali a riconoscere ed evitare i principali rischi associati all’uso dei servizi online quanto aumentare le possibilità di sorveglianza e controllo. Anche nella lotta contro i reati sessuali online, un po’ di educazione civica digitale può essere di grande aiuto.

Nell’adescamento di minori si identificano cinque fasi, che rimangono le stesse indipendentemente dal luogo e dal modo in cui avvengono i primi contatti con la vittima. È importante notare che ciò che inizia come “online grooming”, in cui l’adescatore utilizza chat e social network per instaurare una relazione con la vittima, può trasformarsi in qualsiasi momento in un adescamento tradizionale condotto offline, in luoghi e situazioni della vita quotidiana. Il Telefono Azzurro, in un documento del 2017 intitolato “Abuso sessuale e pedofilia. Storie, contesti e nuove sfide” sintetizza le fasi come segue:

  1. La prima fase, chiamata “relationship forming stage” (RFS), è quando l’adulto cerca di stabilire un rapporto di amicizia con il bambino, spesso discutendo di scuola, sport o altri interessi che rientrano nei suoi preferiti, dimostrando di comprendere i bisogni emotivi tipici dell’età preadolescenziale.
  2. La seconda fase, chiamata “risk-assessment” (RAS), consiste nell’assicurarsi che il bambino chattare o utilizzare piattaforme come Facebook senza la supervisione dei genitori o di altri adulti di riferimento, e che il dispositivo utilizzato sia di uso esclusivo del bambino.
  3. Una volta superata con successo la fase precedente, inizia la costruzione di una relazione fiduciaria, caratterizzata da incontri online fissi alla stessa ora, confessioni intime (anche non di natura sessuale) e scambio di confidenze.
  4. Segue una fase di esclusività chiamata “exclusivity stage” (ES), in cui l’adulto può chiedere esplicitamente al bambino di mantenere segrete le attività che svolgono insieme, giocando anche sulla promessa di gratificazioni materiali nel caso in cui il bambino mantenga il segreto.
  5. Solo nella fase successiva, chiamata “sexual stage” (SS), la relazione diventa sessualizzata. L’abuso può consistere nell’invio di materiale esplicito come foto e video, nell’autoerotismo durante video chat con il bambino o nell’incoraggiarlo a fare altrettanto, o ancora nell’organizzare un incontro di persona.

La maggior parte degli adescatori raramente conclude l’interazione solo con il contatto virtuale ma la stessa è finalizzata, quasi sempre, a un incontro di persona. La cosiddetta “Convenzione di Lanzarote”, che ha spinto molti paesi a intraprendere azioni penali contro l’adescamento di minori online e offline, menziona espressamente la “proposta di incontro” o “altri atti materiali” correlati come premesse necessarie a configurare il reato.

Anche nell’ordinamento italiano, l’adescamento di minori è un reato specifico che si configura quando le azioni compiute dall’offensore sono finalizzate a commettere “crimini legati allo sfruttamento o all’abuso sessuale di minori”. La legge italiana, tuttavia, sposta leggermente indietro la soglia di punibilità, non richiedendo la presenza di proposte di incontro o atti materiali specifici, ma considerando sufficiente la costruzione di un rapporto intimo e di fiducia, anche online, tra l’adulto e il minore per poter parlare di adescamento.

Grooming online una minaccia nascosta

Grooming: la posizione dell’Italia

Per comprendere se e come il grooming online sia punito in Italia, è necessario fare riferimento a due fonti normative: la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale nota anche come Convenzione di Lanzarote del 2007 (ratificata in Italia cono la legge n. 172/2012), e l’articolo 609 undecies del Codice Penale.  

In sostanza, secondo la legislazione italiana, il fatto che il grooming avvenga online non rappresenta un’attenuante. L’articolo 609 undecies del Codice Penale specifica che l’adescamento si riferisce a “qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce, anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione”. Tale comportamento è considerato un reato e può essere punito con una pena detentiva, a meno che non vi siano altre valutazioni processuali da considerare.

Minore vittima di grooming online, cosa fare?

Se sospetti che un minore sia vittima di grooming online, è importante agire prontamente riferendo le proprie preoccupazioni alle autorità competenti, come la polizia locale o un’organizzazione specializzata nel sostegno ai minori. Offrire al minore un sostegno emotivo e cercare il supporto di professionisti qualificati per affrontare l’esperienza traumatica è fondamentale.

La lotta al grooming online è una responsabilità condivisa. I genitori, gli insegnanti, le piattaforme digitali e la società nel suo insieme devono collaborare per prevenire e contrastare questa minaccia. Promuovendo la consapevolezza, l’educazione e la sicurezza online, possiamo lavorare insieme per proteggere i minori da questa forma di abuso digitale.

Il grooming online rappresenta una seria minaccia per i minori. È fondamentale essere consapevoli di questo fenomeno, educare i minori sull’uso sicuro di internet e agire prontamente se sospettiamo che qualcuno sia vittima di questa forma di abuso. Solo attraverso una collaborazione attiva e un impegno collettivo possiamo creare un ambiente online più sicuro per tutti.